Bettola… contrada mia

Riportiamo il testo di una poesia scritta in occasione di una “rimpatriata” degli abitanti della frazione Bettola dal nostro primo Presidente: Giacomo Gelfi

Bettola… Contrada mia

Lungo la strada, traccia a noi ragazzi
per fughe amandi veri in fantasia,
eran le case tue sicuro approdo
ai fanciulleschi inganni e incantamenti
serrate nella luce come nodo.

Le ricordo, nitide nella sera,
quando la fiamma del sole, morente
tra vapore lontano torreggiante,
sull’orizzonte rosso, il loro segno
tracciava nero tra le nere piante.

O quando il biancheggiare delle nevi
Ghiacciava i suoni fra le rame spoglie;
Il fumo azzurro dei camini andava
per il silenzio vitreo del giorno
e nella nebbia tutto scolorava.

Ricordo i volti, ormai da noi lontani
Più che non sono le remote stelle,
col sorriso e col caldo della mano
celare al cuore nostro di bambini
la fatica del viver quotidiano.

Ancora da lontano mi ritorna
Il suon dei carri che nel chiar di luna
Come scorrendo della vita il fiume
Andavan lenti sulla bianca strada
portando tra le ruote il fioco lume;

I canti della sera nei cortili,
sotto le logge, di finiti amori
piangean la sorte con melanconia
e l’ombra in volto, piano nascondea,
d’un altro dì che s’era andato via.

Ora quel tempo tuo è già finito
cara Contrada mia; anche il nostro
ci scorre senza sosta tra le mani
ciamo mutati insieme a te, mutata,
aspettando non so quale domani.

Signore nostro, la sapienza antica
dei padri nostri, l’umiltà dei forti,
la pietà d’un fraterno andare (invano del tempo)
conserva in noi per quanto ancora ci resta
e insieme a i figli prendici per mano.